Appuntamento
a Cortemilia, ore 9.30. Non è da me, partire a correre così tardi,
o meglio, non lo era, prima che arrivasse Pablo... Ora che nella mia
vita c'è lui, tocca adattarsi. E poi, suvvia, da qui al tramonto ho
tutta la giornata a disposizione per correre: il buon Matteo, partito
in bici da Genova, farà da babysitter al mio piccolo vivacissimo
quattrozampe. Speriamo bene: Pablo ha due sole zampe funzionanti, ma
in compenso ha tutti i denti in piena efficienza e sta mettendo su un
bel caratterino!
Arrivo
sulla piazza del paese proprio a filo dell'ora stabilita. Già sono
partita in ritardo, per colpa di tutte le incombenze necessarie al
mio piccolo canile; in più, lungo la strada mi sono imbattuta in
tutte le possibili ed immaginabili lumache motorizzate. Dal momento
che non sono una gran pilota, mi limito all'invettiva e raramente mi
lancio in sorpasso.
Matteo
è già lì, appoggiato alla bici. Facciamo cambio: a lui la Zafira,
a me le scarpe nuove per correre, un paio di Hoka One One modello
Bondi B, calzature non certo belle all'aspetto ma con una suola
spessissima ed iperammortizzata. Ideale per corridori ciccioni dal
passo pesante, categoria alla quale mi pregio di appartenere a pieno
diritto. Poche frettolose raccomandazioni ed abbandono Matteo al suo
destino canino. Non ha neanche idea del favore che mi fa: con Pablo,
almeno finché non sarà cresciuto un po', non posso allontanarmi da
casa per più di tre, massimo quattro ore; il "piccolo", si
fa per dire visto che a soli cinque mesi ha già passato la boa dei
20 kg, non cammina se qualcuno non gli sostiene la parte posteriore
del corpo, paralizzata, e si sa che i cuccioli hanno bisogno di
sporcare di frequente. Non che per me sia un sacrificio; l'ho voluto
io stessa, volando fino a Catania e ritorno per adottarlo, ma una
giornata di tregua è un immenso regalo.
Mi
avvio di corsa verso Castino. La Zafira mi sorpassa e se ne va: poco
più di un'ora e Matteo dovrebbe essere a casa. Speriamo bene, c'è
anche mamma, qualcosa combineranno. Oggi dopotutto i cani a cui
badare sono solo due, Pablo e Céline che però ha tutte e quattro le
zampe in piena efficienza; Skipper, alias Tittone, è in montagna con
mia sorella.
Imbocco
il viale alberato con l'animo leggero leggero: la giornata si
annuncia splendida e calda. Oltre i capannoni, si comincia a salire,
con una pendenza accettabile che mi permette di correre sempre; ampi
tornanti, tanto verde, un bellissimo panorama sulla vallata ed
un'infinità di motociclisti. Passo dopo passo, cerco di capire che
intenzioni abbiano, per oggi, i muscoli ed il fiato: amichevoli,
pare, per ora. La prossima settimana correrò i 200 e rotti km della
Nove Colli, il venerdì in bici in assetto turistico, il sabato e la
domenica a piedi in gara: non sono affatto preparata, né per la
frazione ciclistica - quant'è che non tocco la bici da corsa? - né
per quella a piedi - non ho quasi corso su percorsi lunghi, complice
anche il ginocchio ballerino all'inizio dell'anno. Oggi è l'ultimo
giorno utile, e pazienza se siamo a ridosso della gara.
Sotto
un bel sole limpido e luminoso, curva dopo curva arrivo in vista di
Castino, un gioiellino di paese proprio in cima alla collina. Il
negozietto nella strettoia, che vende di tutto dal pane ai detersivi,
è in piena attività; un capannello di motociclisti sosta sulla
piazza. Approfitto della vasca in pietra per bere e riempire la mia
piccola borraccia, poco più di un bicchiere d'acqua: è il massimo
che io sopporti, in fatto di borracce. Quelle più grandi, siano
nello zainetto oppure legate in vita, "ballano"; il
camelbag è poco pratico quando si tratta di estrarlo dallo zaino per
riempirlo. Meglio andare di borraccetta e fontanelle.
Di
corsa giù in discesa; ne approfitto per sgranocchiare una barretta
di cioccolato e nocciole. La mia riserva oggi prevede, oltre a
questa, anche qualche Mars, nella versione taroccata del Lidl. Il
panorama, da quassù, è una meraviglia; colline a perdita
d'occhio... Oltre le curve, la vallata del Belbo. Comodissime queste
scarpe, anche in discesa: sembra di correre sulla gommapiuma. Solo,
devo evitare di trascinare i piedi rasenti al suolo com'è mia
abitudine; con le suole così spesse, inciamparsi è un attimo.
Al
ponte sul Belbo, giro a sinistra, in direzione di Bosia, e riprendo a
salire, sempre corricchiando, per un chilometro o poco più, fino al
bivio per una delle stradine note come "Salite dei Campioni",
quella dedicata a Marco Pantani. Breve discesa fino ad attraversare il fiume:
ci sono, qui, alcune bellissime case con giardini su cui lascio il
cuore... Sarebbe un posto stupendo per i miei beniamini pelosi.
Vecchi casali ristrutturati con ottimo gusto, senza svolazzi di
architetti dalla fantasia troppo produttiva. Immagino che qui regni
la quiete; probabilmente non ci arrivano nemmeno i temibilissimi
Testimoni di Geova. Mi turberebbe un po' solo la presenza del Belbo a
pochi metri, visto che siamo nel fondo dell'incavo. Ma basta
inerpicarsi un po' su per l'aspra salita, per imbattersi in altre
abitazioni altrettanto rustiche, belle, dall'aspetto solido. Quassù
l'acqua non arriva, almeno dal fiume. Ma il fianco della collina
terrà? A giudicare dalle crepe nella strada, anche qui ci sarebbe da
riflettere... Beh, insomma, Carmagnola è indubbiamente una vera
schifezza per viverci, ma bisogna ammettere che ha i suoi lati
positivi; piatta pianura, niente smottamenti, niente valanghe, alla
peggio qualche cantina allagata. Ma il cambio con uno di questi
cortili, di questi fienili ormai vuoti, di queste vecchie case
affacciate sulla vallata lo farei volentieri.
La
pendenza qui è troppo severa per correre. Sulle rampe, cammino di
buon passo, tra ricci di castagne e foglie secche che pare autunno,
se non fosse per la luce e la temperatura mite. Non c'è anima umana
qui nei dintorni; si sente solo il latrato dei cani. Curve e ancora
curve nel fitto del bosco, la strada sempre più stretta e la
vegetazione che fa una bella ombra, fino a sbucare su, in alto, in
vista di Lequio Berria. La salita è ancora lunga ed irregolare,
alterna strappi cattivi a tratti quasi in piano in cui mi impongo di
correre. Ho finito la scorta d'acqua; bisogna che passi dentro il
paese, per vedere se c'è una fontanella. Il sole è ormai quello del
mezzogiorno passato da poco. Peccato che non ci sia ancora nemmeno
una ciliegia, né una mora...
A
Lequio è il coprifuoco. Mi infilo in paese su per una strada che
passa tra ville e villone parecchio pretenziose, passo in centro
paese; neanche l'idea di una fontanella. Forse più su, verso la
chiesa... Ma non ho voglia di far deviazioni. Incontro un paio di
anime nel silenzio assoluto; proseguo, sono già fuori dell'abitato.
Un ciclista ha tutta l'aria di essere alla ricerca, pure lui, di
acqua... Si aggira perplesso, poi riprende la strada principale e se
ne va. Lo seguo e vado a sbucare sulla strada alta che va verso
Bossolasco. Anche qui, niente fontanella; in compenso, un tripudio di
motociclisti d'ogni ordine e grado.
Mi
avvio a sinistra, in direzione di Albaretto Torre e Pedaggera; supero
la rotonda, proseguo lungo il tratto quasi in piano. Incontro anche
qualche ciclista. Quassù una leggera brezza mitiga la temperatura;
il sole, di per sé, è limpidissimo e caldo. Il parcheggio della
trattoria alla rotonda è colmo di macchinoni: mamma mia, mi vengono
i brividi all'idea di spendere una giornata così bella con le gambe
sotto il tavolo... Per la verità, non spenderei così nemmeno una
giornata uggiosa di pioggia. Piuttosto, come si suol dire, "pan
e siula a mia cà", pane e cipolla a casa mia, posso mangiare
con lo stile del suino nel trogolo senza che nessuno mi guardi
schifato.
Chissà
come se la cava Matteo a casa con Pablo? Mah, non è il caso che mi
preoccupi... Lui se la cava sempre. Speriamo non gli tocchi
sacrificare qualche falange. I dentini del piccolo sono micidiali...
Leggera
risalita verso Pedaggera. Anche i tavolini del bar al bivio
straripano di avventori, motociclisti stavolta. Giro a destra,
direzione Roddino. Qui il caldo comincia davvero a farsi sentire: la
borraccia, sempre desolatamente vuota... Supero la borgata di
Cerretta, con la chiesa. Da qui a Roddino saranno all'incirca quattro
km, prevalentemente in discesa. Forza e coraggio! Il panorama di
Langa è stupendo, colline a perdita d'occhio e le Alpi sullo sfondo.
Supero il bivio per Valle Talloria; un paio di tornanti, i ruderi di
vecchie costruzioni in mattoni, lo scheletro spezzato delle travi dei
tetti. Un chilometro di risalita, più o meno, per giungere in paese;
lungo il rettilineo ci sarebbe l'area picnic con la fontanella...
Chiusa. Ovvio. Proseguo verso l'abitato; anche lì, basterebbe
cercare con un po' di pazienza, non può non esserci una fontana, ma
preferisco tirare dritto. E' lungo, il viaggio... Ottanta,
ottantacinque km, mal contati; ora che più o meno ho delineato il
mio itinerario, posso azzardare una stima. E allora avanti. Dalla
trattoria arriva qualche saluto gaio: mi sa che l'alcool è già
entrato in circolo.
Imbocco
la strada per Serralunga d'Alba. Se non ricordo male, poco oltre il
bivio dovrebbe esserci una chiesetta... Ed una fontanella. Infatti:
una mini area picnic, due tavolini e due ciclisti non più
giovanissimi, dall'aspetto decisamente nordico, seduti sulla panca in
pietra. Ci salutiamo, poi mi tuffo sulla fontanella: finalmente, qui
l'acqua c'è. Bevo a garganella, stile assetato nel deserto: quando
riparto, sento la pancia gonfia come un otre ed un sonoro "blub
blub" a ritmo con i miei passi.
Lunga
discesa in vista del bellissimo castello di Serralunga e, purtroppo,
dell'orrido edificio di una "spa"... Pensare che, per me,
le SPA sono sempre state nient'altro che Società Per Azioni. Beata
ignoranza. Le SPA sono anche centri benessere o qualcosa del genere,
immagino ipercostosissimi. Quello che si vede da quassù è un
obbrobrio edilizio, un informe ammasso di cemento che deturpa la
collina quasi quanto le distese di pannelli fotovoltaici. Spero che
un provvidenziale terremoto, prima o poi, faccia giustizia di cotanto
scempio...
Breve
risalita, ma tosta, sotto un bel sole caldo. Arrivo in paese,
sorvegliato dall'imponente mole del minaccioso castello. Sulla piazza
c'è un'altra fontanella ma... Chiusa, anche questa. Possibile? In
Langa sono diventati tutti parsimoniosi con l'acqua? E vabbuò,
pazienza, vorrà dire che non avizzirò per questo... Forza e
coraggio, si scende verso Gallo. Le gambe cominciano a dare segni di
cedimento e fiacca esistenziale. Anche qui, folla in trattoria: mi
par di capire che ci siano pranzi di prime comunioni o cresime...
Mamma mia, doppio brivido, e per l'idea della giornata sprecata tra i
bagordi, e per l'aspetto religioso che mi fa orripilare. Via di qua!
Splendido
panorama su Castiglione Falletto, Novello, La Morra. Compensa un po'
il male alle gambe. Peccato dover scendere giù a fondovalle: sul
rettilineo davanti alla Tenuta Fontanafredda, il sole si fa cattivo
ed il venticello scompare; il primo caldo è traditore; fiacca il
passo ed il morale. L'asfalto riverbera i raggi e scalda per bene i
piedi. Già, a proposito, le Hoka sono decisamente un bel progresso!
Nonostante tutto, si corre sulla gommapiuma...
Gallo,
gli stabilimenti e lo spaccio della Mondo. Sulla mia traiettoria,
niente fontanelle. Il che significa che non avrò acqua fin su a La
Morra. Eh ben, pazienza, da qui saranno sei o sette km. Avanti, forza
e coraggio. Passo sotto la tangenziale; affronto il subdolo
falsopiano in salita fino a Santa Maria: attraverso un paio di
correnti di olezzo di braciole; come sempre, il mio stomaco non sa di
essere vegetariano e reclama il giusto contributo. Posso dargli un
Mars... Senz'altro più godurioso di una braciola.
Il
passo è sempre più stanco; la sete si fa sentire. La rampa di Santa
Maria mi costringe a rallentare l'andatura già allo stato di
bradipo; riprendo a correre subito dopo. La tentazione sarebbe quella
di imboccare il sentiero segnato poco più avanti dal cartello in
legno, ma... Andrà a La Morra o altrove? Meglio non fare
esperimenti. E' già lunga. Continuo a salire tra i vigneti; mi
rassegno al passo veloce quando la pendenza aumenta. A proposito di
acqua; ne scorre parecchia nel fosso a lato strada. La terra è
impregnata di tutta la pioggia dei giorni scorsi; si formano rivoli e
rivoletti. Peccato per la monnezza ovunque distribuita.
L'agognata
rotonda... Ancora un chilometro di salita, più o meno. Invidio chi
va su con la bici... Sì, ok, lo ammetto, sono in crisi. Ho bisogno
di acqua e di una pausa. Arrivo su in piazzetta un po' stravolta:
della folla che anima il paese mi accorgo appena... Ci dev'essere un
mercatino o qualcosa del genere. Il mini giardinetto con la fontana è
affollato: attendo paziente il mio turno, dando fine al Mars che ho
addentato giù a Gallo. Poi mi attacco alla fontana, sognando che ne
esca Moscato. E' solo acqua, ma va bene lo stesso...
Dinuovo
con la pancia tesa come un tamburo. Si torna a scendere, mentre il
cioccolato entra in circolo. Da qui potrebbero mancare circa quaranta
chilometri; tanti, è vero, ma non impegnativi come i precedenti. Fin
quasi a Pollenzo, la gravità aiuta; mi spiace salutare i vigneti,
chissà quando potrò tornare a vederli. Con Pablito, la mia libertà
di movimento è parecchio sacrificata... Bando alla tristezza, non è
lui che ha cercato me, sono io che ho voluto lui, quindi non mi posso
lamentare. La mia terza, piccola, pelosissima ragione di vita...
Il
Tanaro è gonfio da fare impressione, placido, grigio. Supero con
fatica e repulsione il brutto rettilineo fino a Pollenzo: qui,
inattesa, una fontanella che ormai fiuto a distanza. Pieno alla
pancia ed alla borraccetta, una sciacquata alla faccia; altro
rettilineo penoso, fino al semaforo di frazione Macellai di
Pocapaglia, poi finalmente si torna a salire un po'. Niente di che,
ma sufficiente a rompere la monotonia del percorso piatto, che le
zampe ormai faticano a sopportare. Direzione Pocapaglia, mentre
qualche nuvoletta attenua il sole che oggi mi ha fatto davvero un bel
regalo. Peccato per il traffico di auto e moto... Supero la colletta,
giù in discesa, due tornanti ed un lungo tratto di piacevole
falsopiano, che poi inverte la pendenza al bivio per Valle Rossi.
Poco più di un chilometro tra belle cascine, fino al bivio per
Sommariva Perno, con le sue cattivissime rampe che nemmeno provo ad
affrontare di corsa. Ne approfitto per telefonare a casa e farmi dare
notizie dello zoo... Tutto tranquillo, pare. Imbocco la ripida
stradina centrale per salire su in paese: sulla piazza grande del
Municipio, altra sosta alla fontanella. E un altro Mars, l'ultimo,
giuro...
Riprendo
a correre. Sarà che ormai sento la vicinanza di casa - poco più di
venti km, passando per vie in parte traverse - ma sento i muscoli
sciolti e scattanti. Ok, per un po' si viaggia in discesa, ma
lasciatemi l'illusione... Giù di gran carriera fino al bivio per
Baldissero; peccato solo per lo zainetto che ha preso a scorticarmi
la pelle del collo con lo spallaccio. E vabbuò, soffrire un po' non
fa mai male... Ciò che non uccide fortifica!
Matteo
ha promesso di venirmi incontro in bici. Chissà se riesco ad
arrivare a Ceresole prima di incrociarlo? Allungo il passo, senza
problemi, con mia sorpresa. Qui sullo stradone è meglio fare in
fretta e levarsi il prima possibile. Ormai fa sera. Un losco figuro
in lontananza... La sagoma è proprio quella: eccolo in arrivo,
Matteo, con la bici zavorrata. La lattina di tarocco Red Bull, quanto
l'ho sognata! Me la bevo tutta d'un fiato, in un attimo, per evitare
di fermarmi e compromettere lo stato di forma delle gambe. Della
serie, finché la barca va... Matteo mi accompagna per un breve
tratto, raccontandomi gli eventi della giornata da babysitter. Non
pare nemmeno troppo sconvolto! E le falangi sembrano tutte al loro
posto. Però non sono tranquilla che lui viaggi affiancato, qui con
questo traffico e con la luce incerta della sera. Tiro un sospiro di
sollievo quando lo vedo allontanarsi nuovamente verso casa. Farà
fare un'altra breve passeggiata al piccolo Pablo, che ha bisogno di
uscire ogni tre ore, poi ripartirà a piedi, di corsa, per
raggiungermi negli ultimissimi km Pover'uomo: prima in bici da Genova
a Cortemilia con partenza nella notte, poi una giornata intera a
badare al mio zoo, poi ancora bici, infine la corsa... In mezzo, un
cambio di ruote alla mia Zafira e chissà quante altre incombenze
sbrigate. Casa mia è un perenne cantiere; dovunque ti giri c'è
qualcosa da sistemare. Non so nemmeno come dirgli grazie: ad una
settimana dalla Nove Colli Running, un allenamento come quello di
oggi per me è fondamentale, non tanto dal punto di vista fisico -
per quello ahimè non sono preparata a dovere, proprio no - ma da
quello morale. E' andata benissimo! Anzi, sta andando benissimo, non
è ancora finita.
Supero
Ceresole ormai al tramonto inoltrato. Indosso il giacchino
rifrangente, faccio sparire la banana che Matteo mi ha portato come
rifornimento e... Gambe in spalla, l'ultimo sforzo: di corsa lungo la
strada principale per Carmagnola, poi deviazione lungo la stradina
parallela che attraversa la frazione Borretti. Telefono a mammà: le
dico di partire a piedi e venirmi incontro; occhio e croce, dovrebbe
riuscire a percorrere un paio di km da casa prima che io la incontri.
Via, più veloce possibile, senza però superare quel labile confine
con quel senso di debolezza improvvisa che mi fa girar la testa
quando esagero. Una dopo l'altra, mi lascio alle spalle le cascine
della strada di campagna verso casa. Sul cavalcavia dell'autostrada,
una sagoma si delinea nella penombra: anzi, due sagome... Matteo e la
mia adorata Céline! La chiamo, riconosce la voce, mi scodinzola, mi
fa le feste. Che bello vederla... Prendo il guinzaglio e proseguo;
poco più avanti, ecco l'ultimo elemento del branco, mammà. Fine,
per oggi, della mia corsa. Indosso la giacca e proseguo al passo in
sua compagnia; Matteo e Céline mi precedono verso casa. Mezz'ora e
ci arrivo anch'io. Ultima passeggiata con Pablo, che sarà pure
cucciolo ma pesa come un macigno: con questo, ho esaurito le energie.
Pappa e poi tutti in branda... Tra una settimana, Nove Colli Running!
Complimenti per il giro e per la successiva 9 colli! Non tutti sanno che, la settimana successiva agli 85 km descritti nel racconto, Giancarla ha fatto rispettivamente:
RispondiEliminaun giro sul percorso della 9 colli il venerdì;
la "9 Colli Running" sabato e domenica!!
Finalmente Giancarla! Mi mancavano i tuoi racconti e complimenti per il podio alla Nove Colli!
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