domenica 20 gennaio 2008

Race Across The Alps 2007 - Parte I- La genesi

Mamma mia che titolone che m'è venuto fuori... Un bel tocco epico per questo racconto: detto così, sembra persino una cosa seria!

Già. Come mi è saltata in testa l'idea della Race Across The Alps? La RATA? Beh, non è stata colpa mia, lo giuro. Fino a qualche anno fa, vivevo nella beata ignoranza dell'esistenza di siffatta corsa. Poi un giorno, chiacchierando via mezzi informatici con un conoscente, è apparsa lei. Proprio lei, la RATA. Il bello è che non mi ricordo proprio con chi stessi parlando: se fosse un ragazzo del BDC forum, Omar, oppure un forte ciclista del Garda, Carlo. Sono arcisicura di averne avuto notizia da uno dei due, ma proprio non ricordo chi. Mi scuserà quello, dei due, che è stato citato a torto.
Non ricordo nemmeno più quanto tempo fa sia successo il fattaccio, due anni, tre, boh. Sul momento, ero rimasta molto colpita dai numeri: 525 km, 13.500 mt di dislivello... Non parliamo poi dell'altimetria! Sembrava di vedere il profilo di un seghetto! Però, i miei castelli in aria erano crollati prima ancora d'esser costruiti: "E' una gara a invito". Ah, ok... A invito... Come minimo bisognerà aver fatto quindici volte di fila il giro del mondo in bici lungo l'Equatore, oceani inclusi ovviamente, ed aver vinto dodici volte di fila Giro e Tour nello stesso anno con una gamba sola, ecc. Amen, c'è chi può, io non può. E l'avevo chiusa lì.

Però, si sa, il subconscio lavora... Scava... Di tanto in tanto, uno sguardo al sito, www.raceacrossthealps.com, un sospiro... Gutta cavat lapidem (spero di ricordare giusto, non me ne vogliano i latinisti se ho scritto una castroneria; latino l'ho fatto solo al Liceo, poco e male perché proprio non mi andava a genio...). A gennaio 2007 m'è preso il raptus: ma perché non posso provare anche io a mandare il mio curriculum? In fondo, alla peggio, non mi ammettono!!! Detto, fatto, ho buttato giù un bell'elenco dei miei trascorsi ciclistici, le granfondo, i giri fatti per conto mio, e poi, perché no, anche le corse a piedi, che non si sa mai, tutto fa brodo! Messo giù in inglese e mandato all'organizzazione della corsa con una e-mail di accompagnamento: "So che vi metterete a ridere, ma è il mio sogno e ci devo provare...". Proprio così, ho scritto. Beh, sì, non ci speravo proprio per niente. Solo che, se non avessi provato, mi sarebbe rimasto il rimorso.

Da quel giorno lì, silenzio. Nulla. Niente la prima settimana, la seconda, niente per un mese, due. Ok, pazienza, lo sapevo già che non mi avrebbero accettata. I nomi che si leggono nelle classifiche degli anni passati appartengono a gente che in bici fa cose al limite dell'umano. Che c'entro io?

Poi, una domenica di giugno, il patatrac. Poco prima di uscire in bici, mi siedo al PC, apro la posta. Shock. Una e-mail dal Sig. Weinig Gernot. Per un mezzo istante mi dico, e chi è costui? Poi la folgorazione. Credo che il mio cuore abbia smesso di battere per un buon numero di secondi. La conferma di partecipazione alla RATA. Urca... Le espressioni che mi son venute alla bocca in quel momento non sono tali da essere riportate nel blog, ma ricordo che ho cominciato a saltare a destra e a manda per casa come una pallina da biliardo impazzita.

E adesso? Che si fa? Alla corsa mancano tre settimane... Io sono allenata, sì, per la montagna, ma cavolo, non per quella distanza e quel dislivello... Che cavolo faccio in tre settimane? E poi, bisogna preparare tutto!!! Trovare l'equipaggio, la macchina, preparare un minimo di programma... Come cappero faccio? Non sapevo più se essere felice o buttarmi per terra e piangere battendo i pugni sul pavimento... Alla fine ho optato per una bella pedalata. Magari è tutto un sogno, adesso esco, mi sgranchisco un po', quando torno la mail non c'è più, scopro che è stato tutto un parto della mia fantasia malata. Ok, via, si va in bici!

Il seguito alla prossima puntata...

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